[Pier Leone Ghezzi, caricatura di Gasparini]
Figlio di Nicolao e di Elisabetta Belfiore, Francesco Gasparini nacque a Camaiore in provincia di Lucca il 19 marzo 1661, secondogenito di cinque figli, e venne battezzato nella collegiata di S. Maria Assunta. Poco o nulla si conosce della prima formazione ricevuta nella città di origine, ma gli studi musicali potrebbero essere stati perfezionati in Roma, forse sotto la guida di due illustri maestri quali Bernardo Pasquini e Arcangelo Corelli. Il trasferimento nella capitale dovette avvenire prima del 1682, data in cui Gasparini risulta ricoprire la carica di organista nella chiesa della Madonna dei Monti, e sulla base dell’attività esecutiva portata avanti in questi anni il giovane musicista già rivela una perfetta padronanza del canto, del violino e degli strumenti a tastiera. Così nel 1684 è ammesso come cantante all’Accademia filarmonica di Bologna e l’anno successivo come compositore. Gli esordi operistici sono legati alla città di Livorno, dove nel 1686 vanno in scena il Roderico, ripreso dall’allestimento del 1684 a Brescia con musica di Carlo Francesco Pollarolo, e l’Olimpia vendicata, basata sulla versione napoletana di Alessandro Scarlatti, e anch’essa rimaneggiata in seguito per Roma: infatti, secondo una consuetudine del dramma per musica sei-settecentesco, più volte nel corso della sua carriera Gasparini riadattò per diversi teatri libretti da lui già intonati. L’incoronazione come autore teatrale (non solo di opere ma ancora di intermezzi) arrivò con il trasferimento a Venezia (1701), dove Gasparini si trattenne fino al 1713 quale maestro di cappella dell’Ospedale della Pietà dei Turchini, facendo rappresentare, fra il 1702 ed il 1713, ventiquattro drammi per musica, quasi tutti al Teatro Tron a S. Cassiano. Gli anni delicati del passaggio fra il tardo Seicento e gli inizi del secolo successivo, così densi di trasformazioni per la storia del melodramma, non mancarono di influire sul suo stile, che divenne progressivamente più elaborato: nelle partiture cresce, ad esempio, il numero delle arie accompagnate dall’orchestra d’archi, rispetto a quelle sostenute dal solo continuo, con i violini (talora raddoppiati dagli oboi) che costituiscono un morbido supporto o si cimentano in veri e propri assoli, mentre i recitativi stupiscono per l’accuratezza della scrittura. Al momento di lasciare l’incarico alla Pietà, Gasparini si ritirò con la famiglia in una sua tenuta a Città di Castello, ma solo per qualche tempo, ché dal 1716 al 1718 si stabilì di nuovo a Roma al servizio del principe Francesco Maria Ruspoli, con il compito di scrivere e di dirigere la musica per le Accademie e gli Oratori, di controllare i conti del copista e di commissionare la rilegatura degli spartiti. Dopo aver dedicato gli anni 1718-1724 ancora alla composizione di opere, allestite nei più importanti teatri italiani (Roma, Venezia, Milano, Torino e Reggio Emilia), nel 1725 fu impiegato quale maestro di cappella in S. Giovanni in Laterano a Roma, ove rimase sino alla morte, avvenuta il 22 marzo 1727. Figura oltremodo significativa nel panorama italiano dei primi trent’anni del Settecento, durante i quali godette di grande fortuna, artista raffinato, pregevole specie nell’inventiva melodica valida e suggestiva, disposto a tentare soluzioni anche inusitate, per esempio nel genere dell’oratorio, Gasparini venne presto dimenticato come compositore, e la musica dei suoi melodrammi andò in molta parte dispersa. Fama più duratura gli venne invece dall’attività di insegnante e dall’alta stima raccolta presso i contemporanei col trattato sull’accompagnamento, L’armonico pratico al cimbalo (1708), metodo per la guida alla realizzazione del basso continuo, che ebbe numerose ristampe fino almeno al 1839.