[Le Chevardier ed., ritratto di Geminiani sul frontespizio dell'edizione parigina de 'L'art du Violon']
Francesco Xaverio Geminiani nacque a Lucca nel 1687 da Giuliano e Angela, quarto di undici figli, come si desume dal certificato di battesimo in data 5 dicembre, che consente di risalire anche all’esatta grafia del secondo nome (Xaverio, e non Saverio). Gli episodi della sua movimentata biografia delineano un profilo interessante e originale, a partire dalla giovinezza trascorsa in Italia fra Lucca, Napoli e Roma (1687-1714), al primo soggiorno londinese relativamente stabile (1714-1732), fino ai numerosi viaggi per l’Europa (1732-1762). Malgrado acquisizioni recenti, restano diversi punti oscuri sulla formazione musicale di Geminiani, che con ogni probabilità ricevette i primi rudimenti dal padre, violinista nell’orchestra palatina di Lucca, avanti di perfezionarsi con Alessandro Scarlatti e Arcangelo Corelli in occasione di una brevissima visita a Roma, purtroppo non confermata da alcun documento. E occorre registrare il silenzio delle fonti ufficiali anche sulla permanenza a Napoli, della quale sopravvive tuttavia un resoconto attorno agli insuccessi di Geminiani come direttore, per l’incapacità degli esecutori di seguire il suo tempo rubato: testimonianza che sembrerebbe seguire il periodo dell’impiego nell’orchestra palatina di Lucca, ricoperto per due soli anni in seguito alla morte del padre (1707-1709). Il trasferimento a Londra nel 1714, in un momento in cui non era difficile per un violinista imporsi come discendente diretto dell’ammiratissimo Corelli, e la pubblicazione nel 1732 dei concerti grossi op. II e III circoscrivono un periodo di relativa quiete. In questi diciotto anni il musicista acquista un così grande prestigio che la sua adesione alla massoneria e il contributo alla fondazione della loggia Philomusicae et Architecturae Societas (1725), meglio nota come Queen’s Head, dal nome della taverna in cui si svolgevano le riunioni, vengono coronati addirittura dalla nomina autorevole a perpetual dictator e salutati da una sottoscrizione per pubblicare le prime sei sonate dell’op. V di Corelli in una nuova elaborazione per concerto grosso. Il nome di Geminiani compare inoltre accanto a quelli di Giovanni Bononcini e di Nicola Haym nelle liste dei patrocinatori dell’Academy of Vocal Musick. Nel 1728 Geminiani ricusa l’opportunità, offertagli dal Conte d’Essex, di ricoprire la carica di maestro e compositore della musica di stato in Irlanda, carica che avrebbe imposto l’abiura della religione cattolica. A parte le motivazioni di fede, il rifiuto si spiega con l’intenzione di eludere le limitazioni imposte da un servizio regolare per mantenere invece un ruolo indipendente dai mecenati, pur non disdegnandone protezione ed amicizia. La rinuncia alla sicurezza economica lo costringe però ad imbarcarsi in rischiose attività commerciali: apre a Dublino una sala da concerto che utilizza anche per la vendita all’asta dei quadri (sua grande passione), realizza secondo la pratica comune trascrizioni, revisioni ed elaborazioni che stampa a proprie spese e non senza difficoltà, nel desiderio di ampliare il pubblico dei fruitori. All’edizione dei concerti grossi op. II e III, il cui successo resta ineguagliato sino ai giorni nostri, seguono le sonate per violino op. IV, quelle per violoncello op. V, i concerti grossi op. VII, la Foresta incantata, i numerosi trattati, fra cui si segnalano la Guida armonica (1742), che attrasse sull’autore pesanti critiche, e The Art of Playing on the Violin (1751), una delle sue opere più conosciute, almeno a considerare il numero delle edizioni. I frequenti spostamenti fra Dublino, Londra e Parigi tradiscono comunque le condizioni difficili sopportate dal compositore ancora negli anni della vecchiaia, fino alla morte, che lo coglie a Dublino il 17 settembre 1762. Come ogni altro violinista della sua generazione, all’inizio della carriera Geminiani assume come punto di riferimento Corelli e le forme musicali da lui coltivate (sonata e concerto), benché non senza qualche elemento di stile originale, come la maggiore libertà nell’elaborazione ritmica e tematica, la ricchezza di sonorità e il virtuosismo strumentale eccezionalmente sviluppato. Se dal punto di vista dell’articolazione formale il modello corelliano della Sonata da chiesa, schematizzabile nella successione in quattro movimenti di carattere contrastante (lento-veloce-lento-veloce), si applica quasi senza eccezione tanto alle sonate quanto ai concerti di Geminiani, che dunque non accoglie le nuove suggestioni legate al diffondersi del concerto solistico in tre movimenti, non mancano tuttavia segni evidenti di una ricerca strumentale tesa al superamento della tradizione italiana del tardo Barocco. Nel repertorio sonatistico, dai tratti nel complesso abbastanza conservativi, si segnala l’interesse per strumenti diversi dal violino, culminante nelle due raccolte di pezzi per clavicembalo (rielaborati con singolare efficacia da composizioni celebri dell’op. I e dell’op. IV) e nella serie di sonate per violoncello, da cui traspare una profonda conoscenza dello strumento e delle sue possibilità tecniche. Nei concerti grossi il contrasto fra soli e ripieno si realizza in innumerevoli combinazioni, quasi in una sorta di gioco, anche in grazia dell’aggiunta di una parte di viola al consueto concertino di due violini e violoncello. In specie sorprende l’uso eccentrico del cromatismo e di accordi particolarmente espressivi come la sesta napoletana e la settima diminuita, cioè quanto di più vi era all’epoca di serietà e di tensione.